GIOVEDI', 1 OTTOBRE 2020
Per la seconda volta Luca parla di missione e questa volta a proposito di un gruppo numeroso di discepoli che richiamano i settanta anziani chiamati a sostenere Mosè nella gestione della giustizia del popolo di Israele. Come a dire che la missione non è affare di discepoli specializzati, non richiede un patentino speciale ma è la dimensione abituale di ogni discepolo. O siamo missionari là dove viviamo, cioè capaci, con la nostra vita, di dire Cristo, o non siamo Chiesa. Come quando ci innamoriamo e tutti si accorgono dello stato euforico che stiamo vivendo, così il discepolo che vive il Vangelo lo comunica prima con la sua quotidianità che con le parole. E Gesù spiega il modo di annunciare: non da navigatori solitari ma in coppia, cioè in comunione perché la Chiesa non è composta da leader carismatici ma da fratelli, senza grandi mezzi o strutture. Anche se la storia ce ne ha consegnati tanti occorre avere il coraggio di sbarazzarsi di ciò che non è utile al Regno! Come bene ci sta ricordando Papa Francesco, dobbiamo condividere fino in fondo le gioie e le speranze di coloro che evangelizziamo. Il volto di Chiesa che dobbiamo ancora completare parte proprio dalla consapevolezza che dobbiamo tornare a dire il Cristo a coloro che pensano di conoscerlo! Fa' che seguiamo con serena fiducia la via tracciata da santa Teresa di Gesù Bambino, perché anche a noi si riveli la gloria del tuo volto.
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