VENERDI', 8 LUGLIO 2022
Questo Vangelo è lo specchio della dolorosa esperienza delle comunità cristiane nel corso dei primi decenni della nostra era: professare la propria fede in Gesù significava sovente persecuzione, isolamento e umiliazione. Questo poteva dividere le famiglie stesse. Per molti cristiani, quello che descrive il Vangelo è ancora oggi la realtà orribile. Far professione della propria fede esige molto spesso una grande dose di coraggio. Questo brano di Vangelo potrebbe essere l'occasione di pensare ai nostri fratelli cristiani, non soltanto pregando, ma chiedendoci: Che cosa possiamo fare per loro? Noi cristiani siamo nella nostra società in minoranza. Nell'ambito delle nostre relazioni, difendiamo la nostra fede, ogni volta che è necessario, o non ci capita di tacere facendo prova di educazione - o di paura - eccessiva? È vero che non bisogna dimenticarsi anche di una riserva. La prima lettera di Pietro dice: "Siate sempre pronti a rispondere a tutti coloro che vi chiedono delle spiegazioni riguardo alla speranza che è in voi". Tuttavia egli aggiunge una parola molto importante: "Ma fatelo con dolcezza e rispetto". Gesù è la fonte della sapienza. Insegna ad andare incontro agli altri con semplicità, apertura di cuore, ma anche con prudenza. Avverte che anche amando gli altri si potrà incorrere in ostacoli e persecuzioni. Non bisogna, poi, discernere con le risposte prefabbricate ma bisogna vissutamente cercare nello Spirito la sintonia con le situazioni reali. Senza lo Spirito l'uomo può essere molto meschino e Cristo parla delle gioie, dei doni ma anche delle possibili difficoltà. In modo tra l'altro che non ci si scoraggi o ci si confonda incontrando queste ultime. La strada è quella della crescita perseverante. In tale percorso il Signore verrà, come lo sa Lui, ma verrà.
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