MERCOLEDI', 26 OTTOBRE 2022
Nell'antica Alleanza, gli uomini di Dio Michea, Geremia ed Ezechiele rinunciarono a servirsi di belle immagini per parlare della felicità che ci attende. Continuarono piuttosto ad annunciare il castigo per spingere il popolo alla conversione. Gesù si pone senza dubbio sulla stessa linea dei profeti dell'Antico Testamento. Ci ricorda che non dobbiamo dimenticare la santità e il mistero di Dio. La parola di san Paolo rimane un punto di riferimento stabile: "Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore". Della salvezza non c'è garanzia, né certezza. Al tempo di Gesù i farisei erano convinti di meritarsi la salvezza come premio perché il credere coincideva col fare, con l'osservare i precetti fin nelle più piccole minuzie. Gesù, grazie al cielo, smonta questa presunzione e ricorda a tutti che non basta sentirsi giusti per esserlo davvero. E che, a dirla tutta, il modo di intendere la giustizia da parte di Dio è piuttosto diverso rispetto al nostro, soprattutto da quello che si sente devoto e talvolta confonde il moralismo con la morale. Tant'è: tutto sembrerebbe chiaro ma ci sono ancora alcuni che si appellano a qualche devozione per affermare con assoluta convinzione che è sufficiente osservare una serie di pratiche per avere certezza della salvezza. Non scherziamo con queste cose, vigiliamo su noi stessi, non prendiamo scorciatoie, né diventiamo i furbetti del cristianesimo. È una cosa seria la salvezza; impegna tutte le nostre forze per tutta la vita e fino all'ultimo non sappiamo se saremo diventati capaci di avere un cuore sufficientemente pronto per accogliere la pienezza dell'amore di Dio. Dobbiamo vegliare!
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